giovedì 30 settembre 2010

Delle vette

Ovvero, dopo aver visto i muri dal basso, come vederli dall'alto di se stessi.
E come vederli ancora da più su, quando già ti sembrano bassi, e invece qualcuno cerca di renderli di nuovo alti. La fatica è doppia, il riflesso è di curvarsi sotto quel peso, e non rialzarsi.
A quel punto, si può fare un'altra cosa. Si può cambiare lente al binocolo, obiettivo alla macchina fotografica, posizione delle spalle, alzare la testa, sorridere. Allenamento per arrivare ad essere così bravi da farne lo stato generale. Si può cambiare quel punto di vista e ribaltarlo, prendere consapevolezza di una solidità interiore che tutto ci dice di avere mentre ancora non ci si crede poi tanto. Riprendersi quel potere che abbiamo regalato a qualcuno, quel potere di farci star male, di ferirci in modo smisurato senza bisogno, senza un motivo davvero di vitale importanza.
Strutturazione del Sè, destrutturazione dei muri alti. Darsi e prendersi il bene dal sè e dall'altrui, ed il male, sbatterlo fuori dalla porta.
Non che sia facile. Perchè questa è l'ASCESA, e noi esseri umani siamo più portati per nostra natura all'insofferenza ed al distacco da chi ci procura sofferenze superflue.
Ma voglio salire incima alla mia altissima vetta, e sentire l'eco delle nostre risate. Il silenzio che rimbomba voglio seppellirlo sotto le rocce alla base.

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