giovedì 25 novembre 2010

Per la Giornata Mondiale contro la violenza alle donne

Today O.R. Tomorrow

Gli occhi delle donne si posano
su molte più cose,
e in molti più modi diversi.
Bussando, accarezzano
o deflagrando, accompagnano
e comprendendo, amano.
Per istinto
o attitudine.
Di forza e costanza.
Per scelta
di essere occhi.
Di donne.
Con Onore & Rispetto.
O.R.

lunedì 1 novembre 2010

Risvegli

Mentre le entrate e le uscite da un parcheggio piovoso si dissolvono nelle immagini di una memoria di sogno, ed il respiro è ancora un soffio pacato e pacifico senza le ombre dei giorni passati, e il tepore di un abbraccio gambe piedi mani che si toccano mi protegge dalle paure, ogni felicità è lecita. Ogni speranza è dovuta. Ogni vittoria possibile.
Per un altro minuto almeno.

sabato 30 ottobre 2010

...e magari non esistono più nemmeno i pidocchi di una volta.

Il tuffo nella mia Terra stavolta è stato fecondo. Di sole, di parole, di stelle brillanti, di luoghi magici, di cieli azzurri, di parole, di variopinti tramonti, di parole, e di altrettanto variopinti incontri e variegati sorrisi. Le cose, le persone, i posti "di una volta" possono essere di decenni fa, km-m-cm di tempo fa, o anche soltanto di una "volta scorsa" trascorsa da un qualsivoglia periodo.
Curante ma inconsapevole se anche per i vecchi del mondo, tutto il mondo sia paese, nell'aria tiepida e insieme cristallina di un mezzogiorno quasi-novembrino, ho ritrovato l'assenza di ogni pudore di chi ha conosciuto i nostri nonni, i nostri genitori, noi, e si ricorda chi siamo, e ci ricorda una vita com'era. In un particolare. L'itterizia si curava con...i pidocchi. Sì.
Andavano a recuperarli da chi li ospitava su di sè, li rincorrevano sulla mano per non farli fuggire (bene prezioso), per poi avvolgerli in un'ostia bagnata, e farla ingoiare al malato gallo...il quale, guariva. Prevedibili i nostri occhi spalancati e le bocche in risate incredule e divertite e gli stomaci lievemente contorti dall'inimmaginabile disgusto. A pensare che non conosciamo l'itterizia, che sicuramente qualche rimedio chimico senza zampe esiste e che...ma ci sarebbe poi da fidarsi dei pidocchi di oggi? E così penso: se a noi manca un briciolo di terra sotto i piedi, guardandoci indietro, quanta forza devono aver avuto le nostre ave generazioni per vivere tanti mutamenti e mutazioni rimanendo in piedi? Forse è per questo che, invecchiando, si diventa più bassi: per avvicinare il baricentro al centro gravitazionale della Terra. E non volare via.

Fughe di fughe

Spingono ammassandosi
in cerca d'uno spazio d'aria
non meno densa che lava
non meno rarefatta che ghiaccio
in uscita d'emergente
sostanza premono
fuggevoli incollate fluidamente
all'Emergenza Vita.
Incitandosi all'arrivo.

sabato 9 ottobre 2010

Vivere di sogni, e sognare di vita...

ovvero sul film "Inception".
Ovvero su come una torta già buona assuma il suo significato di estrema ineffabilità nel morso al suo ultimo strato, la base di pasta frolla e di pan di spagna, e su come similmente un film che già merita attenzione, infonda quel brivido che lo fa definitivamente aggrappare all'anima.
Ognuno può trovare un qualsiasi particolare. Per me, quel brivido, quella folata di vento che apre gli scuri, è stata una delle immagini finali, quando la "compagnia" sbarca negli States, Di Caprio si dirige verso l'uscita, finalmente libero, e "Mr.Fischer" in secondo piano fuori fuoco si gira a guardarlo, con uno sguardo che noi tutti conosciamo. "Ma questa persona...mi sembra di conoscerla....l'avrò SOGNATA".
Sarà la continua trasposizione più spazio che temporale che in questi ultimi 3 anni ho vissuto sulla mia pelle nelle andate e ritorni da casa a casa da regione a regione, e quelle interminabili frazioni di secondo che da allora mi abbisognano per collocare volti in luoghi e tempi corretti, navigando attraverso membrane tanto realisticamente oniriche quanto oniristicamente reali, che mi hanno fatto sentire accolta e raccolta in quello sguardo, in quel frame.
Quante volte ci chiediamo cosa dove quando come? Quante volte ci immergiamo con una proustiana madeleinette in matasse di ricordi parziali da svolgere e riavvolgere, in cerca del nostro "totem" che ci illumini sulla certezza della realtà? E anche quando non ci vogliamo credere, la trottola smette sempre di girare.
La ciliegina sulla torta. Un'occhiata da chapeau.

mercoledì 6 ottobre 2010

Marilyn...

La bocca aperta più degli occhi, la bocca mai chiusa, come a dire: uomo, non guardare nella mia anima, guarda la perfezione che recito così bene da incarnarla, da farne vita. Perditi se vuoi nel corpo, passando tra i denti schiusi, sfiorando l'umida lingua e giù, lungo le linee sinuose che sogni. Ma attraverso questi occhi non passerai, non andrai oltre questi pesanti sipari di ciglia finte, non ti mostrerò l'altrettanto perfetta imperfezione, la perdita totale di controllo della mia anima. Forse è questo contrasto tra ciò che comunica la bocca e ciò che comunicano gli occhi, che ci (mi) fa ammutolire di fronte a lei. Che mi trasmette un brivido diffuso. Come guardare in uno specchio amplificatore, la fragilità e la lotta per apparire più indistruttibili, sicuri e belli di quanto siamo davvero, che sono proprie di ognuno di noi.
Guardare un paradosso negli occhi è disarmante.

lunedì 4 ottobre 2010

PIOVE...

...e non ci sono nemmeno le tamerici salmastre ed arse.
Il meriggiare è fin troppo pallido e sbadatamente assorto, ma il muro d'orto è fradicio, non rovente.
Ognuno sta solo sul cu..or della terra trafitto da un raggio di led, ed è subito noia.
Capitano! Mio Capitano! Il viaggio tremendo è finito, ma quello bello non è ancora iniziato!
Ma o cuore! Cuore! Cuore! cerca l'orizzonte e seguilo, anche se delineato da mille sporgenze diverse che potranno confonderti occhi e mente.
Ed ecco sul tronco IRrompe del Ghemme...
PROSIT!

giovedì 30 settembre 2010

Delle vette

Ovvero, dopo aver visto i muri dal basso, come vederli dall'alto di se stessi.
E come vederli ancora da più su, quando già ti sembrano bassi, e invece qualcuno cerca di renderli di nuovo alti. La fatica è doppia, il riflesso è di curvarsi sotto quel peso, e non rialzarsi.
A quel punto, si può fare un'altra cosa. Si può cambiare lente al binocolo, obiettivo alla macchina fotografica, posizione delle spalle, alzare la testa, sorridere. Allenamento per arrivare ad essere così bravi da farne lo stato generale. Si può cambiare quel punto di vista e ribaltarlo, prendere consapevolezza di una solidità interiore che tutto ci dice di avere mentre ancora non ci si crede poi tanto. Riprendersi quel potere che abbiamo regalato a qualcuno, quel potere di farci star male, di ferirci in modo smisurato senza bisogno, senza un motivo davvero di vitale importanza.
Strutturazione del Sè, destrutturazione dei muri alti. Darsi e prendersi il bene dal sè e dall'altrui, ed il male, sbatterlo fuori dalla porta.
Non che sia facile. Perchè questa è l'ASCESA, e noi esseri umani siamo più portati per nostra natura all'insofferenza ed al distacco da chi ci procura sofferenze superflue.
Ma voglio salire incima alla mia altissima vetta, e sentire l'eco delle nostre risate. Il silenzio che rimbomba voglio seppellirlo sotto le rocce alla base.

mercoledì 22 settembre 2010

i miei a-muri

Arroccata tra le rocce, distesa sul lastrico di pietra, il muro sembra altissimo. Sembra che non potrai oltrepassarlo, pensi che non sei capace, che non ci sei mai riuscita, che hai paura, e la paura ti fotterà, facendoti male. E sì che lo sai, è sempre stato così. Cadrai, ti farai male, ti prenderanno in giro, ti rimprovereranno. Le cose non cambiano, lo sai. Quante volte ci hai provato a cambiarle e non ti è riuscito? Quel muro è lì, e continuerai a guardarlo...da dietro. Al di qua, mai al di là.  Certo che lo sai.
Le cose non cambiano, lo ricordi bene. I lividi se ne sono andati, e invece le ferite sono rimaste!
Un respiro, senza pensiero, e balzi in piedi. Il muretto ti arriva alle ginocchia, sì e no.
Le cose non cambiano...se prima non cambia il punto di vista.

mercoledì 15 settembre 2010

I mi(ei)raggi

Di sterminati raggi
su interminati viaggi
seguendo più quel che,
illuminato,
non vedo.
Ma scorgo
So
ch'esiste.
Luminosi raggi,
scarmigliati viaggi
seguendo più quel che,
sbriciolato,
è contro vento.
Ma -seguo -seguo -seguo
e Speranza
e Certezza 
non m'abbandona.
Vacillo.
Ma proseguo.
Al centro, sulla ruota,
esplorando
 i mi(ei)raggi.

sabato 11 settembre 2010

Bianchi veli


Di strali confusi 
si fende la notte
A scaglie le stelle
riflettono sogni
Arditi
Nascosti
Di sospiri regnanti
nelle tele dei giorni
Finchè luce sorprende/
nei sorrisi/
due ali.

venerdì 10 settembre 2010

11 settembre

Una data può significare tante cose. 
L'11 settembre di 9 anni fa 2 torri sono crollate per mano dei terroristi, portando con sè tante, troppe persone innocenti, che stavano costruendo le loro vite.
L'11 settembre di 1 anno fa, due torri, due roccaforti, hanno iniziato la loro avventura, hanno messo in gioco speranze e impegno, in una singolar tenzone in cui si vince e si perde insieme. 
Sono felice di essere qui. A costruggere e destruire ogni giorno, per dare vita a qualcosa di extraordinario. Con la persona che adoro.


martedì 7 settembre 2010

Ma sedendo e mirando....


Forse a volte è anche bello fermarsi all'evocazione di certe immagini, di certi versi, gustando la marea di sensazioni e sentimenti che sentiamo salire dentro di noi, ed invece di buttarli fuori subito, di spiegarli per forza, tenerli un attimo lì, ad inondarci...d'infinito.

martedì 31 agosto 2010

L'isola-mente

C'è una barca in mezzo al mare, andatela a salvare....
Le barchette di legno chiaro, piccoline, le sento mie amiche. Forse perchè hanno un loro senso, nell'immenso, loro stanno a galla, sono piccole, ma ci sono, hanno la loro dignità, navigano. Sono affettuose, richiamano affetto, sembrano sole, lontane dai clamori vip delle grandi barche. Portano quanto possono portare, e non più di quello. Come ognuno di noi,  si sfasciano se vengono caricate troppo. Vanno giù. Ci vogliono cure amorevoli per tenerle in salute, per fare sì che navighino bene, e portino serenamente il loro carico. Ci vuole un marinaio che le sappia guidare nelle acque che si presenteranno di volta in volta...in uno scambio di bisogni e comprensioni, di doni ed esigenze. Piccole barche dal grande cuore...che ogni tanto riposano sul bagnasciuga, al sole, e hanno sempre nostalgia di qualcosa. 
"Il nostro più grande desiderio è anche il nostro più grande talento". Perchè ciò che desideriamo di più, è ciò che più ci manca, ed è ciò che siamo più in grado di dare.   
A M O R E.

martedì 24 agosto 2010

Dove le nuvole respirano...


Tornare a casa (quella da dove vieni, quella dove ti aspettano) senza paura, è un gran bel viaggio. Perchè hai bisogno -anche- di far andare lo sguardo lontano senza inciampare nelle montagne intorno, di camminare non importa in quale parte della strada, di sentire l'aria calda ed il sole che brucia, di respirare il profumo dei pini come al mare, e la salsedine anche a 80 km di distanza, sentendo il rumore delle onde portato dal vento. Di tenere la finestra aperta giorno e notte, perchè tanto, grilli, cicale, tortore, uccellini vari ed eventuali, qualcuno a cantarti la nanna c'è. Di ritrovare, oltre la famiglia, la familiarità con cose, luoghi, strade, gente che non conoscevi ma che rivedi volentieri,  -gesti. Che ti andavano stretti. Ma che sono la base della tua VITA.

lunedì 16 agosto 2010

Dacci oggi il nostro pane quotidiano

Che sia da sgranocchiare tra i denti, o da gustare nei meandri della mente e dell'anima, che sazi momentaneamente appetiti del corpo o dello spirito, che faccia cadere quel velo di Maya che tante volte ci mettiamo da soli, che ci riapra gli occhi sul mondo esterno, dentro ed intorno ad esso, per creare MEMORIA, che amplii il respiro spalancando i polmoni come finestre al sole di primavera, che ci faccia sentire viandanti o re, ma pur sempre VIVI, che alimenti la nostra curiosità covata da bambini, che ci faccia sentire piccoli dentro spazi immensi, e un po' più grandi di ieri, che risvegli meraviglia e stupore. Che ci faccia venire voglia di mangiare ancora. Seduti accanto. Amen.

giovedì 12 agosto 2010

Calore di colore


Talvolta la ricerca di un tempo perduto può impigliarsi provvidenzialmente in qualcosa che non pensavi... Può accadere che un quadro, una fotografia, colori che i tuoi occhi non ricordavano, che il cuore aveva sopito, passino come una locomotiva e prendano per mano tutti i tuoi vagoni senza guida, trasportandoli fuori dalla nebbia. E si sa, i colori illuminati dalla luce, riescono ad illuminarci "dentro". Rossi,gialli,verdi diversamente intensi e sfumati che proprio laddove cambiano tonalità sprigionano vibrazioni che non ricordavi, facendo aleggiare intorno ad essi calore se non affetto. E come un assetato si rende conto della propria sete non appena una goccia d'acqua si posa sulle sue labbra, così io, colpita da quei colori, avverto il bisogno di immagini, di paesaggi, di colori e calori, di scenari di esistenze, nuovi respiri.

mercoledì 11 agosto 2010

Dell'aria piena

Come il bicchiere mezzo pieno invece di quello mezzo vuoto, non voglio pensare al vuoto nell'aria di quando discutiamo, di quando te ne vai portando via tutto TE lasciandomi come un sasso in una distesa di sabbia. Voglio pensare all'aria di quando tira vento e la tenda si gonfia e vola fino quasi a metà stanza, dando ali agli Angeli che invoco, l'aria piena di quando siamo insieme abbracciati sul divano, ed io, anche se non parlo, sono felice che siamo insieme, l'aria densa della presenza, del volerci qui.

lunedì 9 agosto 2010

il filo spanato

Dall'11 settembre di un anno fa il filo, io, l'ho perso davvero. Forse l'ho perduto per strada, lungo il guardrail di 420 km di autostrada, d'altronde lo strattone tiratogli è stato forte. Io ho sempre creduto e credo ancora che si sia solo un po' sfilacciato, sai, poi con il gelido inverno s'è pure congelato e ne ho perse altrettante tracce. Sarà che poi più ti fissi a voler cercare una cosa e meno la trovi, però io avevo bisogno di quel filo,  e l'ho cercato come potevo, o forse solo, come riuscivo. Può essere che sia trasparente, e cambiando lo sfondo, lo scenario, non son riuscita più a vederlo. Ho cercato di ritrovarne traccia come un cane da tartufi senza olfatto, ho cercato di ricostruirne le fibre in laboratorio, basandomi sui ricordi di esso. Ho tentato di sgombrare la mente da turbini d'incertezze e ansie, con vaghi e vagheggianti risultati. Sempre cercando di fare meno rumore possibile, di dare meno fastidio possibile, con il terrore di essere di peso nel mentre che cercavo il mio peso ed il mio posto in una nuova vita. Oggi, pare che questa mia ricerca, sia stata del tutto infruttuosa, finanche dannosa. Ho lasciato qualcuno nell'attesa, non qualcuno a caso, l'unico qualcuno per cui sono qui, di rivedere quel filo luccicare, e allo stesso tempo, volendoci credere o meno, ma io sapendone per certo la veridicità, soffrendo io nella stessa attesa di riportare alla luce quel filo. Quanto può far male un'attesa? Tanto, può fare tanto male. E più fa male, a te e a chi ti sta intorno, più ti metti a cercare con ansia e angoscia. Risultato: un fendente all'anima, una bolla d'acqua salata che brucia gli occhi e la gola, la stanchezza. Le armi ormai rotte, le lance spuntate, le ferite chissà.  Se è brutto disconoscersi, posso assicurare in questo preciso istante che non riconoscersi è un colpo devastante. Sotto la cintura, o sopra, fate voi. Chiedere a se stessi: "ma dove caspiterina sono finito, IO?" Ecco, dove è il mio filo? quello a cui sono legate tutte le mie parole, quelle disperse da così lungo tempo...quello che tiene aperte le porte e non le fa sbattere chiudendomi dentro...quello che al limite ci puoi fare il tiro alla fune, che almeno ci si diverte.
Poi fa irruzione IL GATTO. Si arrotola nella zanzariera, salta ovunque, gioca con le tue calze, fa gli assalti alle tue scarpe eleganti, e si diverte un mondo con le stringhe. Sta un po'. Scompare. Filo sperduto, fili d'erba, stringhe, filo di ferro che tiene su i pomodori, la gomma per l'irrigazione, capelli, peli di gatto. Fili. Bisogna poi prenderli così sul serio? Bisogna poi averli perduti per forza?